Giustizia è fatta!
 
La giustizia ordinaria lancia un importante STOP ai rappresentanti del Lazio di Altra Psicologia e annulla il provvedimento con cui, nelle vesti di Consiglieri dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, radiavano tre psicologhe.
Un grande successo per le psicologhe coinvolte e la giustizia professionale!
 
NOTA BENE: il virgolettato è estrapolato dalla sentenza del Tribunale di Roma del 28/01/22.
 
È nota a tutti la triste vicenda che ha visto coinvolte tre professioniste, vittime di un provvedimento di radiazione per via della loro partecipazione al Tavolo UNI teso a normare (ricordiamo non a legittimare) il Counseling.
Per la precisione, come riportato dalla Sentenza “In particolare, secondo la ricostruzione del Consiglio, la partecipazione della ricorrente ad un tavolo tecnico UNI, deputato allo studio di una proposta pre-normativa della definizione della professione di counselor, secondo uno schema concettuale sovrapponibile alla figura dello psicologo, avrebbe comportato l’avallo dell’esercizio abusivo della professione, con violazione delle regole comportamentali sopra citate."
 
Ebbene Il Tribunale di Roma, con sentenza del 28 gennaio, si è espresso completamente a favore delle tre colleghe. Vediamo brevemente i punti oggetto dell'accusa, del ricorso e della sentenza.
Vizio di forma. Ci preme sottolineare anche questo perché aiuta a comprendere il quadro completo.
L’Ordine degli Psicologi ha inizialmente avanzato un vizio di forma nel ricorso dovuto alla tardività con cui veniva presentato.
Ebbene il Tribunale ha rigettato la contestazione sollevata, in quanto il ricorso è stato presentato nei termini, "mentre irrilevante è il momento in cui la cancelleria ha materialmente iscritto l’atto”. È noto che in Tribunale ci si gioca tutte le carte disponibili, ma caro avv. Lentini (avvocato che ha rappresentato l’Ordine degli Psicologi e che tutti gli iscritti contribuiscono a pagare, loro malgrado), qui c’è poco da dar adito a interpretazioni….
Veniamo ora alla parte più interessante.
“Quanto al merito, va ricordata, innanzitutto, la normativa statale relativa alle professioni non organizzate in ordini o collegi, tra cui rientra certamente quella di counselor e, in particolare, la L. 4/13, che ha disciplinato il settore, definendo le suddette professioni come: “attività economica, volta alla prestazione di servizi o di opere a favore di terzi, […]”
Udite udite. Leggete con attenzione. E rileggetelo ancora una volta. “la normativa statale relativa alle professioni non organizzate in ordini o collegi, tra cui rientra certamente quella di counselor”. E poco conta che una parte degli psicologi vogliano tener tutto per sé ogni cosa che abbia a che fare con le relazioni umane. A quanto pare è un capriccio che non può essere assecondato!
Andiamo avanti. Andiamo nel vivo della questione. Le argomentazioni della radiazione, così come sostenute dai Consiglieri dell’Ordine degli Psicologi del Lazio sono state considerate completamente inaccettabili.
 
Questo quanto sentenziato dal Tribunale:
"Ciò premesso, si ritiene che non sia oggetto di questo procedimento la valutazione delle complesse problematiche riguardanti l’inquadramento, la delimitazione dell’attività, l’esplicazione dei compiti e delle funzioni esercitabili da parte del counselor, ma verificare se la partecipazione ad un tavolo tecnico pre-normativo, di studio e approfondimento, quale peraltro espressamente previsto dalla normativa suindicata, configuri l’illecito disciplinare attribuito alla ricorrente, valutazione che deve concludersi in senso negativo. […]
la legittima partecipazione ad una attività pre-normativa, di studio e ricerca, oltretutto in fase embrionale e priva di efficacia cogente, costituente il momento di confronto tra le numerose istituzioni presenti, al fine di arrivare ad una soluzione condivisa della professione di counselor, derivante dall’apporto di tutti i partecipanti, tra cui lo stesso Consiglio nazionale dell’Ordine, di per sé non possa configurare la grave condotta contestata, non essendo qualificabile come connivenza o favoreggiamento di una specifica condotta penalmente rilevante."
 
Questa la sintesi: “Ne deriva che il ricorso vada accolto e la sanzione disciplinare annullata."
Una vittoria importante per le colleghe che hanno ricevuto giustizia.
Per la comunità professionale che crede nella correttezza legale, morale e deontologica.
Un messaggio, speriamo, per tutti… che si aprano gli occhi sulla scorrettezza di questa battaglia contro il Counseling che più e più sentenze hanno ribadito, nonostante i titoli strumentali messi in rete dai rappresentanti di Altra Psicologia.
Un messaggio, speriamo, per tutti… che si rendano conto del modo in cui gli attuali rappresentanti dell'Ordine sperperano i soldi degli iscritti. Questa causa è costata infatti all'Ordine (e quindi agli iscritti) decine di migliaia di euro, tra spese legali e rifusione delle spese di lite delle tre colleghe. E, ahinoi, sembra proprio che abbiano intenzione di continuare su questa strada.
 
Intanto condividiamo la gioia della collega Claudia Montanari che così si rivolge ai tantissimi colleghi che l’hanno sostenuta sin dall’inizio:
«Sono davvero soddisfatta di questo risultato nel quale ho confidato sin dall’inizio, fiduciosa dell’iter della giustizia ordinaria.
Ringrazio tutti i colleghi che mi hanno manifestato la loro stima e affetto in questi mesi difficili.
Condivido con loro la mia gioia e riprendo, spero finalmente, con più serenità il mio lavoro, con la correttezza morale e deontologica che ha sempre contraddistinto il mio operato e che tutti i colleghi che mi conoscono mi hanno sempre riconosciuto.
Nella gioia, un grande augurio per la nostra professione, che possa finalmente andare verso una nuova politica, di collaborazione, apertura e confronto civile».